Costa Concordia,si torna in aula per l’incidente probatorio

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Grosseto – Prosegue il processo che vede come principale indagato Francesco Schettino, ex comandante della nave Costa Concordia, naufragata il 13 gennaio scorso sulle coste dell’isola del Giglio. Alle 9 in punto del 15 gennaio, al Teatro Moderno di Grossetto, è iniziata la seconda udienza per l’incidente probatorio sulla scatola nera, perizia tecnica destinata a far luce sulle responsabilità della tragedia. Presenti in aula anche i difensori dell’imputato e tre dei nove indagati tra componenti dell’equipaggio e membri dell’unità di crisi della Concordia, il vice comandante Ciro Ambrosio, l’ufficiale Salvatore Ursino e il capo dell’unità di crisi di Costa Crociere, Roberto Ferrarini.
Dal lato dell’accusa, hanno preso posizione il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio e i sostituti Alessandro Leopizzi, Maria Navarro e Stefano Pizza, oltre a 126 avvocati difensori di parti offese, periti e collaboratori.
Parlando con uno dei naufraghi, Schettino dichiara: “la verità dovrà essere appurata“. Si mostra sicuro, tranquillo, nonostante sia il principale indagato. Su lui gravano le accuse di omicidio plurimo colposo, abbandono della nave e reato ambientale. Il naufragio della Costa Concordia è costato la vita a 32 persone (di cui 2 dispersi), ferendone migliaia, tra passeggeri e membri dell’equipaggio.
L’udienza, presieduta dal Giudice per le Indagini Preliminari, Valeria Montesarchio, è durata 7 ore ed è stata preceduta da un’ora e mezza di camera di consiglio, destinata alla valutazione delle richieste e delle eccezioni della parti, alla fine respinte dal giudice.
Nel pomeriggio, sono stati ascoltati i periti della Procura, tra cui l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, che ha illustrato i risultati della perizia: l’errore di manovra di Schettino, il ritardo nel dare l’allarme e nell’ordinare l’abbandono della nave, la fuga finale. L’ex comandante, infatti, è accusato di non aver correttamente gestito la situazione di crisi.
Tra le richieste delle parti, ha sorpreso i presenti in aula quella dell’avvocato dell’indagato, Bruno Leporetti, che ha chiesto di estendere l’incidente probatorio al timoniere indonesiano, che avrebbe frainteso gli ordini di schettino, contribuendo a causare il naufragio. Una posizione ininfluente, secondo la procura, “perché quando ha sbagliato a capire l’ordine di Schettino, ormai la nave era già sullo scoglio” e anche per il giudice, che ha respinto la richiesta del difensore.  Nella stessa ordinanza, tuttavia, il gip non ha escluso la possibilità di estendere l’incidente probatorio anche al timoniere della nave, “laddove dovesse sorgere la responsabilità del soggetto in questione”.

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